L’ipocondria delle Mamme

Alzi la mano chi, da quando è diventata Mamma, ha iniziato a preoccuparsi un po’ di più.
Attenzione però, non parlo delle solite menate, quasi sempre totalmente inutili, che ci facciamo per i nostri figli, del tipo: non correre troppo forte che cadi, stai attento al gradino che ti fai male, non sporcarti con la terra che poi insozzi tutta casa, non urlare che poi ti viene il mal di gola, non saltare che ti si spaccano le ginocchia, non parlare che ti esce l’anima, e roba simile.
No, per fortuna non tutte hanno quel livello d’ansia, che fa venire il fegato marcio sia a chi le pratica, sia a chi le subisce, che siano bambini o altri adulti che si trovano a portata di orecchio.
Parlo di altre menate, anch’esse nella stragrande maggioranza dei casi totalmente inutili e anche un po’ ridicole, che però ammorbano solamente le dirette interessate (e forse un pelino il bilancio famigliare).

Vorrei quindi indagare se sono solo io la pazza sclerata o se ci sono altre disgraziate nelle mie stesse condizioni…

Non so voi, ma da quando sono diventata Mamma, sono anche diventata anche molto più attenta ad ogni piccolo cambiamento del mio corpo, ad ogni possibile segnale di allarme che potesse ricondurre ad una patologia, ad una malattia, ad un problema. E, guarda caso, la mia mente va sempre a cercare la soluzione più drastica e catastrofica possibile.
Per esempio, settimana scorsa mi sono vista una macchia marrone molto strana sulla mano e sono andata in paranoia: ecco, mi è impazzito un neo e adesso ho un melanoma malignissimo. La parte razionale di me cercava di dirmi che mi ero graffiata e che poteva essere il residuo di una crosta, infatti ho aspettato ben due giorni monitorando la situazione e cercando di grattarla via, ma niente, la macchietta era sempre lì, irregolabilmente al suo posto. Che fare quindi? Contattiamo subito un dermatologo, che già che ci sono devo fargli vedere anche altre macchiette in giro, funghi sospetti e cazzi e mazzi.
Fortunatamente tutti questi pensieri sono avvenuti di sera e mi hanno impedito di prendere subito l’appuntamento, perchè la mattina dopo mi sono grattata con un po’ più forza (la parte razionale continuava ad insistere che era una crosta) ed in effetti è venuto via un pezzettino di pelle, confermando quindi la tesi della mia parte razionale. Strana, ma pur sempre una semplice crosticina.
Ciò non toglie che la mappatura dei nei devo farla davvero, un po’ di prevenzione non fa mai male 😉

Vi porto un altro fantastico esempio di questa (rara?) forma di demenza senile a cui sto andando incontro: sedetevi perchè se no rotolate via dal ridere.

Un giorno, l’anno scorso, dopo aver espletato i miei bisognini quotidiani, ho notato delle strane strusciate nere sulla carta igienica. Visto che mi era già capitata una roba simile in gravidanza (ma era tutto fisiologico e non sto a spiegarvi il perchè in questa sede) ma stavolta il fenomeno era decisamente molto amplificato, come se avessero tirato una pennellata di acquerello nero, mi sono UN PELINO allarmata.
Ho chiamato il medico, che mi ha detto che avrebbe potuto essere sangue nelle feci, e che sarebbe stato opportuno fare degli esami.
Giustamente poi, cos’è che ho fatto e che non bisognerebbe assolutamente fare MAI E POI MAI E POI MAI E POI MAI?

CERCARE SU INTERNET!!

Ecco, lascio immaginare a voi tutti i simpatici risultati che ho trovato e lo stato d’ansia in cui ho versato per i giorni successivi.
Intanto c’era sempre la parte razionale di quello che rimane del mio cervello (e anche quel volpone di mio suocero) che cercava di farsi sentire, ma l’ho azzittita per bene e ho fatto per bene i miei bisognini per fare gli esami.
Notare che il fenomeno nei giorni a venire non si è più ripresentato…e allora, al posto di dar retta alla ragione e a mio suocero, mi sono messa invece a pensare alle ipotesi più disparate e sconclusionate e catastrofiche che la mia mente bacata potesse partorire.
Beh, indovinate un po’? Gli esami erano tutti negativi…e quindi, quando ho comunicato l’esito al medico, eravamo tutti contenti. Non mi ha nemmeno risposto, il medico, quando gli ho detto che probabilmente era stata colpa del risotto al nero di seppia che avevo mangiato il giorno prima a casa di mio suocero (ve l’ho detto che lui era un volpone, no?)…

Direi che mi sono sputtanata abbastanza, credo di aver reso l’idea 🙂

Allora ditemi: capita anche a voi di temere costantemente per la vostra vita o sono solo io che sto attraversando questo calvario giorno dopo giorno?

All’inizio non mi capacitavo di questa cosa: sono sempre stata una persona molto easy, non ho mai avuto problemi di salute (ho fatto l’ultima influenza forse alle medie, chi si ricorda più) e non mi sono mai fatta grandi problemi esistenziali…invece da quando è nato Federico è come se mi fosse scattata una molla in testa e mi avesse dato di volta il cervello: riconosco di esagerare ma non posso fare a meno di pensare al peggio, di preoccuparmi e di accertarmi anche per cose banalissime.

Ho fatto quindi un po’ di analisi introspettiva e ho capito (forse).

Qual è l’unica variabile in gioco tra prima dell’ipocondria compulsiva e dopo?
L’essere diventata Mamma. Questa è l’unica cosa che è cambiata. Non mi preoccupavo nemmeno dopo la prima gravidanza apocalittica, quando lì davvero me ne sono capitate di tutti i colori, sia durante che dopo. Allora non me ne fregava una ceppa, andavo avanti come un caterpillar, piano piano ma con regolarità e determinazione. Adesso invece vado sempre avanti come un caterpillar, ma spesso inciampo e faccio molta più fatica a rimettermi in carreggiata.
Perchè?
Fondamentalmente perchè con la nascita di Federico è nato in me anche l’istinto materno, una forza così potente che senso di ragno di spiderman levati proprio.
Cosa c’entra l’istinto materno, direte voi? Beh, provate un po’ a pensare come fanno a sopravvivere dei bambini piccoli senza la loro mamma. La vostra parte razionale direbbe col papà, coi nonni, con gli zii, con i tutori… ma il vostro istinto sa che per loro sarebbe una perdita di proporzioni epiche. Nondimeno, per noi mamme sarebbe la Sconfitta per eccellenza: il non poterci godere i nostri bambini.
E’ un vecchio detto, ma è sempre estremamente attuale e vero: quando ami davvero qualcuno, subentra la paura di perderlo. E quando questo qualcuno sono i tuoi figli, questa paura è insostenibile. Ma è concreta, è lì che ci attanaglia quasi ogni giorno…anche perchè non abbiamo più 20 anni, siamo praticamente a metà della nostra vita e sappiamo che le cose capitano…le leggiamo dappertutto, le vediamo a volte coi nostri stessi occhi, che ci si riempiono di lacrime al solo pensiero.

Non posso pensare di non poter più vedere i piccoli grandi traguardi quotidiani dei miei figli, di non poter assistere al raggiungimento dei loro obiettivi, di non poterli aiutare a raggiungerli, di non poter essere lì nel momento del bisogno. Di non poter più farmi sbausciare la faccia a suon di bacini, di non poter più accarezzargli i capelli e annusare quel fantastico odore di cagnotto del prebagnetto. Di non poter più prendere le loro manine a accompagnarli per strada e nella vita. Di sapere che piangerebbero allo sfinimento, che si sentirebbero costantemente spaesati, che la mancanza della loro mamma gli farebbe male come con un arto amputato.

Anche voi avete questi pensieri?

Credo che un po’ sia normale, che dite?

Non so voi, io nel dubbio cerco di vivere al meglio ogni giornata e di godermi ogni abbraccio, ogni sorriso, ogni chiacchierata e ogni puzzetta dei miei tesori. Continuerò a guardarli mentre dormono e a sdraiarmi vicino a loro se dovessero fare un brutto sogno, stringendoli forte a me.

Avrà mai fine questo periodo di ipocondria? Probabilmente no…ma possiamo imparare a gestirlo al meglio lavorando su noi stesse e imparando ad ascoltare un po’ di più la nostra parte razionale: ogni tanto serve anche quella! 😉

Forse ho scritto questo articolo perchè a breve dovrò sottopormi ad un intervento, e il senso di tragedia imminente fa fatica ad abbandonarmi: cerco di pensare positivo e di immaginare tutto quello che potrò fare dopo e che non riesco a fare adesso, tipo prendere in braccio i bambini senza avere sempre paura di farmi uscire un’altra ernia, tornare ad allenarmi in difesa (a volley – n.d.a.) senza la scusa che non mi posso buttare a terra, dimenticare il mal di schiena, non sembrare più al sesto mese di gravidanza, suonare per 3 ore di fila senza dover appoggiare ogni tanto la chitarra o addirittura sedermi perchè mi fa male la pancia, mangiare come un porco senza sembrare il Mago Oronzo.
Sono felice però di aver condiviso con voi questo piccolo aspetto di me che tento sempre di celare perchè lo reputo stupido e fastidioso, ma che in realtà è assolutamente umano e credo mi accomuni con molte altre persone.
Se anche voi vi sentite spesso così, sopraffatte da pensieri oscuri e catastrofici, in primis NON ANDATE A CERCARE SU INTERNET, ma chiedete al vostro medico, che sarà sicuramente più saggio di voi…e di internet!
In secundis, condividete il vostro stato d’animo con chi vi sta vicino (non in metropolitana che lì serve il metro di distanza): col vostro compagno, coi vostri amici…anche con me se volete! Vedrete che vi sentirete meglio e vi farete due sane risate ripensando a quando credevate di avere un tumore al colon e invece avevate semplicemente mangiato il risotto al nero di seppia! 😉
Attenzione però a non sottovalutare i segnali veramente importanti: credo che un minimo di consapevolezza di quello che ci succede sia molto positivo e utile.
In finis, se vi è piaciuto questo articolo condividetelo, lasciate un commento e fate sapere ad altre mamme ipocondriache che non sono sole!

Nell’attesa mi tingo di rosso per darmi la carica e… DAJEEEEEEE!!!!!

A presto! (spero)

3 comments

  1. Bene…benvenuta nel clan(da un po’,direi) di quelle che si preoccupano e rompono i maroni,come dici tu. Però penso che a volte bisogna proprio aspettare e vedere come si evolve la situazione.. Però aspettare il giusto….sappiamo bene chi ha atteso troppo. …..(😒)
    Continua così.

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