La Storia di Daniela

Daniela, ragazza siciliana di 34 anni.
Daniela, da poco più di un anno mamma di Vittoria.
Daniela, esempio vivente che un dolore indescrivibile ci può dare una forza incommensurabile e ci può portare ad una gioia immensa.
Esempio, purtroppo, che dimostra come spesso e volentieri ci sia così tanta differenza tra nord e sud nel mondo della sanità (anche se certe volte anche qui a Milano si sfiora l’assurdo ed il grottesco).

Premetto che la sua è stata un’esperienza molto dura, fatta di scelte difficili, le più difficili che ti possano capitare nella vita. Cercherò di farvi sentire quello che lei ha trasmesso a me attraverso le sue parole e le immagini (immagini anche forti) che mi ha mandato. Cercherò di farvi capire, anche stavolta, che tutto è possibile se lo si vuole veramente; che a volte i miracoli avvengono per davvero grazie a medici, infermieri e anche grazie a noi stessi e alla nostra forza di volontà; che il male e il dolore fanno parte della vita e ci permettono di apprezzare ancora di più le cose belle che abbiamo e che ci capitano; che ce la facciamo sempre, in ogni situazione ed in ogni contesto.
Ma, come per ogni storia che si rispetti, partiamo dall’inizio…

Dopo 2 anni di tentativi, Daniela e suo marito Giuseppe decidono di provare la strada della fecondazione assistita: vogliono avere un bambino, si sentono pronti già da tempo e vorrebbero vedere realizzato il loro sogno più di ogni altra cosa!
Come spesso capita in questi casi, si trovano ad affrontare una gravidanza gemellare, bicoriale e biamniotica, e cioè due feti ognuno con la propria placenta e nel proprio sacco, nati da due ovuli diversi (se volete approfondire leggete qui).
Purtroppo, durante l’ecografia morfologica, che di solito si fa intorno al 5 mese per prendere tutte le misure dei feti, vengono riscontrati alcuni problemi: le bimbe (ebbene sì, aspettava due femmine), crescevano troppo poco. In particolare, una delle due era ferma a 180g, l’altra a 400g scarsi. Da Catania, Daniela viene mandata a Roma per un’ecografia di secondo livello, più approfondita, per cercare di capire cosa stesse succedendo: le viene diagnosticata una gestosi con flussimetria (ombelicale soprattutto) praticamente azzerata. Viene quindi rimandata a casa, a Catania, con l’indicazione di eseguire un controllo quotidiano della flussimetria e, nel caso, di far nascere le bambine prematuramente.
Da questo momento l’ansia e la preoccupazione di Daniela iniziano a crescere, in gran parte per colpa di una delle due dottoresse che la seguono, che non è proprio Miss Empatia… Ogni volta che Daniela la vedeva, si sentiva dire in maniera aggressiva e rude che le bambine non potevano farcela entrambe. Decisa ad avere più chiarezza, Daniela segue il consiglio dell’altra dottoressa, decisamente più empatica, dolce e umile, che le aveva consigliato di chiedere una consulenza alla clinica Mangiagalli, dove aveva lavorato in precedenza. Parte così per Milano, in uno stato d’animo di ansia misto a speranza, aspettativa, agitazione.
Il responso dei medici della Mangiagalli conferma però quello che non avrebbe mai voluto sentire: entrambe le bimbe non avrebbero potuto farcela, e le consigliano quindi l’aborto selettivo della bimba più piccola per dare qualche chance in più a quella più grande e più forte.

Ecco.
Questa, è la decisione che nessun genitore vorrebbe (e dovrebbe) prendere: decidere per la vita o la morte del proprio figlio. Quando ci si trova in situazioni di questo genere si spera sempre che sia il fato o la sorte o chiamatelo come vi pare a decidere per voi…quando non è così e tocca a voi…beh, è tosta. Il senso di impotenza e di colpa ti attanagliano, sono quasi insostenibili. Bisogna però in qualche modo andare avanti, anche perchè le vite in ballo sono due…Daniela decide allora di seguire il consiglio dei medici e quel dannato 8 maggio 2019 decide di lasciare andare la bimba più piccola, che oramai non andava oltre i 200g di peso e non si muoveva praticamente più.
Con una tristezza immensa, fa fermare con una punturina il cuoricino di quella che sarebbe stata Sofia, e si concentra totalmente sulla speranza di veder nascere l’altra bimba, Vittoria.

Una volta finito tutto, torna a Catania: per il momento le bimbe in grembo sono sempre due, a quell’epoca gestazionale non è stato possibile “rimuovere” il feto morto e il riassorbimento spontaneo è molto improbabile. L’attenzione deve quindi rimanere altissima, perchè Vittoria non è ancora fuori pericolo.
Di lì a poco, i flussi tornano a peggiorare, Daniela si prepara ad essere ricoverata per far nascere prematuramente la bambina. I medici catanesi però all’ultimo momento ci ripensano, e decidono che un parto così prematuro sarebbe stato ancora più rischioso. Daniela non ci capisce più niente, non riesce ad avere chiarezza e non si sente sicura: torna quindi a Milano, dove la ricoverano immediatamente e iniziano a controllarle i flussi ogni giorno. Sarà stato l’ambiente più rilassato, più sicuro e più consapevole, la dolcezza delle infermiere, il sentirsi protetta…ma da questo momento i flussi di Daniela migliorano, e riesce a resistere un altro mese, dando la possibilità a Vittoria di svilupparsi quasi completamente. Il 2 luglio però, a 32 settimane di gestazione, la situazione peggiora drasticamente: la bambina deve nascere! Daniela è sola, suo marito è tornato in Sicilia a lavorare, e nel panico del momento chiede di aspettare il fine settimana per avere almeno una persona al suo fianco che potesse darle conforto… Naturalmente non è possibile: il rischio di perdere anche Vittoria aumenta ogni minuto che passa, e i medici dispongono un cesareo d’urgenza.
Fortunatamente Daniela riesce a farsi assistere dal prete con cui aveva legato moltissimo durante la degenza: almeno una faccia amica e rassicurante in mezzo al delirio totale…e riesce anche a far benedire Sofia, la gemella nata morta. Un gesto d’amore e un modo per chiudere il cerchio e mettere una sorta di parola fine a quella vicenda.
Arriva così Vittoria, che però non riesce a salutare la mamma se non di sfuggita perchè viene subito trasferita in TIN (Terapia Intensiva Neonatale), dove ci è rimasta fino al 31/8.
Vittoria si rivela da subito per la forte guerriera che è stata durante la gestazione: è subito in grado di respirare da sola e non ha grossi problemi se non il fatto di essere molto piccola e di aver bisogno ogni tanto di un po’ di ossigeno.
Daniela è sconcertata nel vedere Vittoria così piccola (è nata di 900g), talmente piccola che poteva stare nel palmo della sua mano!

Vedere tua figlia da dietro un vetro e piena di tubi fa provare sempre un nodo allo stomaco, e le lacrime diventano le tue migliori amiche per i giorni successivi. Provi gioia, certo, ma è una gioia incerta perchè ti rendi conto che non sai come andrà, che ci sono mille possibilità. Perchè non la puoi tenere in braccio, non la puoi attaccare al seno, non la puoi accarezzare, non la puoi stringere a te quando piange, non la puoi portare a casa e iniziare la tua vera vita da mamma.
Come vi ho detto, Vittoria è una bambina molto forte, e i progressi sono visibili ogni giorno: dopo una settimana inizia la marsupio-terapia e in breve viene trasferita dalla TIN alla patologia neonatale!

Averla finalmente a contatto con la propria pelle è stata un’emozione fortissima per Daniela: finalmente aveva tra le mani quell’esserino tanto piccolo ma tanto forte!
Ma anche Mamma Daniela non è da meno: ha gestito tutta la situazione praticamente da sola, senza nessun parente vicino a lei per tutto il mese di ricovero (per fortuna una volta nata Vittoria è arrivata sua madre a darle una mano); si è tirata il latte con costanza, riuscendo a darglielo con regolarità, anche se purtroppo non direttamente dal seno. Non si è data mai per vinta di fronte alla difficoltà del nutrirla attraverso il vetro della culla termica e ha fatto in modo di aiutare Vittoria ad evitare il sondino capendo i suoi ritmi e continuando ad educarla alla suzione con costanza e dedizione.

Soprattutto, Daniela è andata avanti per la sua strada senza farsi intimorire da niente e da nessuno, e con la sua caparbietà è riuscita a donare la vita ad una bambina straordinaria come Vittoria!
Devo dire che la dottoressa rude (vi ricordate che ve ne ho parlato all’inizio?) che l’ha seguita inizialmente a Catania, ce l’ha messa tutta a farla sentire una cacchetta fumante e a farle cadere il morale sotto le scarpe…
“Daniela, guarda che la bimba sana potrebbe nascere come un vegetale…”
“Se non la senti devi venire IMMEDIATAMENTE in pronto soccorso!!!!”
“Sarebbe stato meglio che fosse stata down, così almeno sapevamo cosa aveva”
“Perchè hai fatto la fecondazione assistita, se no te le facevo togliere tutte e due e ci riprovavi”.

E questa, signori e signore, sarebbe un medico. Una persona votata al bene degli altri esseri umani.
Beh, mi sa che questa donna ha sbagliato giusto qualcosina nella vita…evidentemente non ha la minima idea che per una mamma, il suo bambino non è uno dei tanti feti che vede e visita ogni giorno ma E’ IL SUO UNICO BIMBO! Lo porta nel suo grembo! Non lo vede solamente attraverso un monitor: lo sente, gli parla, lo accarezza, lo ama!! Evidentemente non si rende conto che quella che per lei è una semplice operazione di routine, una semplice punturina, per una mamma che deve combattere ogni giorno per veder nascere suo figlio è la più grande delle sconfitte, è un senso di colpa che non se ne andrà mai del tutto, è il cadere nel baratro e sudare sangue per riuscire a risalire.

Che ne sa lei che Daniela non ha volutamente fatto l’ecografia di controllo a Vittoria dopo quella punturina perchè non gliene fregava niente di come sarebbe stata, l’amava talmente tanto che l’avrebbe tenuta in ogni caso, ad ogni costo!
Che ne sa lei che Daniela aveva promesso a suo padre, morto due mesi prima della fecondazione assistita, che avrebbe portato a termine questo progetto?
Che ne sa lei di cosa vuol dire dover portare dentro di sè per un tempo indeterminato una bambina morta per “colpa” tua?
Che ne sa lei che ogni volta che Daniela vede o sente parlare di gemelli le si annoda lo stomaco e non può fare a meno di pensare a come sarebbe stato?
A volte penso che il dono del silenzio sia veramente per pochi eletti.

Daniela ha affrontato tutto questo, e l’ha fatto a testa alta.
Ha sempre seguito il suo istinto, anche dopo la nascita, quando è dovuto di nuovo tornare a Milano perchè a Catania hanno tenuto la bambina ricoverata in ospedale una settimana perchè aveva smesso di mangiare e non riuscivano a capire cosa avesse (credevano un’infezione alle vie urinare invece era un semplice reflusso gastrico). Ci tiene a ringraziare l’altra dottoressa, che l’ha introdotta al Mangiagalli pensando a tutta la burocrazia, che si preoccupava per lei chiedendo sempre notizie ai colleghi, che quando a saputo com’era stata trattata dalla “collega” ha fatto in modo che non la seguisse più.
Daniela ha vissuto questa esperienza come una sorta di miracolo, ha imparato ad accettare il fatto che non si può tornare indietro ma bisogna andare sempre avanti. Ha avuto un’enorme crescita personale e ha capito che avrebbe fatto sempre le stesse scelte, non avrebbe cambiato una virgola.

Mi ha detto che Vittoria ha due angeli custodi: la sua sorellina Sofia e il suo nonno.
E, anche se non sono credente, le credo.

Siete arrivati indenni alla fine? 🙂
Spero di essere riuscita a farvi sentire…e a trasmettervi un po’ della forza di queste due donne straordinarie!

Condividete con chi pensate ne abbia bisogno, e se volete raccontarmi la vostra storia, contattatemi!

Alla prossima, e come sempre….DAJEEEEE!!!!

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