E’ arrivato…

…l’arrotino?

Magari. E’ arrivato quel momento che la maggior parte delle mamme, anzi no, che TUTTE le mamme temono: il richiamo della direttrice dell’asilo per parlare di tuo figlio.

Magari certe mamme, che hanno i figli un po’ discoletti, un pochettino se l’aspettano, magari quando arriva il momento sono un pochino più preparate, magari no.
Ma Fede…non vi è mai capitato di sentirvi dire in giro – anche a scuola a volte – vostro figlio è bravissimo e vi sembra tutto assurdo dato che a casa generalmente è una iena ridens? Sì? Ecco, oggi è successo anche a me, ma al contrario.
Federico a casa è quasi un soldatino: gioca tranquillo, è amorevole coi fratellini (un po’ troppo fisico ma comunque con buone intenzioni), mette a posto (a volte glielo devi ripetere 300 volte ma poi lo fa)…
Certo, ha anche lui i suoi momenti di sclero, anche lui ogni tanto si mette a correre come se non ci fosse un domani, ma che cazz, ha 2 anni, mi preoccuperei del contrario.

Eppure.
Eppure.

Oggi la giornata è iniziata con tanto sonno (Simone mi ha buttata giù dal letto alle 5.30, poi è arrivato Fede a farci le coccole – sì, le fa lui a noi – alle 6.40 e alle 7.30 si è svegliato Valerio e fine dei giochi) ma con tanti bacini e carezze, e l’umore era alto. Poi è venerdì, che è sempre carico di aspettative per il weekend, e il morale era alle stelle.
Dopo aver addirittura comprato una gonna un po’ fuori dagli schemi che mi stava pure bene, potete ben capire che viaggiavo a 3 metri da terra.

E così arrivo alle 13 (per la precisione alle 12.55) a prendere Federico al nido. Dato che le educatrici non mi hanno visto, lo osservo un pochettino dalla finestra, mentre gioca coi bimbi.

Ecco: questo è il classico esempio di visione soggettiva.
Eh già. Perchè quando mi riportano Fede, arriva la direttrice in persona che mi chiede se possiamo parlare un attimo. Certo, dico io.
“Puoi venire a prendere Federico proprio alle 13 o un pochino prima per favore?” Certo, dico io – con la vergogna a livelli imbarazzanti perchè effettivamente sono spesso in ritardo di 5/10 minuti.

“No perchè ultimamente dopo pranzo non lo riusciamo a tenere, è scatenato e disturba gli altri bambini che fanno il sonnellino”.

Cito me stessa 9 righe fa: “Dato che le educatrici non mi hanno visto, lo osservo un pochettino dalla finestra, mentre gioca coi bimbi“.
Parafraso: “Mentre tritura i maroni ai bimbi che vogliono solo cercare di fare la nanna”.

L’imbarazzo è passato a livelli stellari, misto a incredulità, incazzatura, delusione e anche un po’ di divertimento, orgoglio e complicità.

Schizofrenia a gogo 🙂

E poi il colpo di grazia: “E poi stuzzica” – grande Cinzia per il tatto, te ne sarò sempre grata – “i compagni, ogni tanto li spinge, fa pizzicotti…Tutto bene a casa?”

Sì, tutto bene, porca merda. Forse tutto troppo bene. Forse lo sgridiamo troppo a casa perchè sta sempre addosso ai fratellini e si sfoga al nido. A casa non gli permettiamo di picchiare i fratellini, forse allora si sfoga sui compagni del nido? A casa non gli permettiamo di svegliare i fratellini, forse allora si sfoga sui compagni del nido?
A casa forse non gli permettiamo di essere Federico al 100%.

Già, ci sono le fottutissime regole e dei paffutissimi e delicatissimi neonati.

D’impulso, mentre andavamo alla macchina, gli ho fatto un discorso sul fatto che non è gentile andare a disturbare i bambini che vogliono dormire, e bla bla bla…che già mentre parlavo capivo che un po’ stavo sprecando fiato (ha due anni, ricordiamocelo). Ma magari un pochettino ha capito…secondo me un pochettino ha capito.

E quindi come fare per cercare di aiutarlo a comportarsi un po’ meglio e a salvaguardare la tranquillità del nido? Punizioni? Castighi?
Naaaa. Io gli darei un po’ più di affetto e di attenzioni, che dite?

Un’ora in più dedicata solo a lui. Qualche gioco un po’ più coinvolgente invece che i soliti cubi / scovolini / stringhe. Qualche gita insieme in più. Qualche sgridata in meno e un po’ più di interazioni coi fratelli. Meno urla, meno scapaccioni.
E mentre scrivo queste righe mi vengono già in mente mille cose da fare e mille abbracci da dare. Per una volta non sclero quando mi chiede di venire in braccio mentre sto mangiando: in fondo, voleva solo aiutarmi a darmi una carota e fregarmi l’ultima polpetta, mentre papà Davide intrattiene i fratellini 🙂

E il morale torna ad essere al massimo ^_^ (a parte per la polpetta perduta).

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