Under Pressure

Il titolo lo capirete dopo, non mi va di spiegarvelo subito.

Oggi condivido con voi la frustrante esperienza dell’aspettativa vs realtà di una giornata di libertà dopo ho-perso-il-conto-dall’ultima-volta tempo.
Cosa farebbe qualunque trismamma quando viene a sapere di poter avere un giorno di ferie insieme al marito mentre i bimbi vanno tutti a scuola? (il bello di lavorare per una ditta che festeggia S. Ambrogio quando il comune di residenza invece non lo fa!)
ORGANIZZA!
O, quantomeno, cerca di organizzare la giornata perfetta. La giornata di perfetto relax. La giornata di riposo allo stato puro, di svacco totale, nonchè di ricongiugimento coniugale (figurato) – una giornata insieme al marito E BASTA come non capitava da anni.

E quindi ecco qui progetto e aspettativa:
– mattinata alla spa, a rilassarsi tra idromassaggi e saune, magari un’oretta di massaggio relax di coppia
– pranzo intimo in un ristorantino carino e di livello
– visione pomeridiana di “Bohemian Rhapsody” dopo quasi un anno di trepidante attesa
– rientro alla magione per le 17.30 e recupero dei nanetti

Superlativo ma neanche troppo impegnativo, vero?

Già.

Ecco qui la cruda e stronza realtà…

Ma prima fatemi tornare indietro di 2 giorni: MESTRUO! (ecco spiegato il ricongiungimento “figurato” di cui parlavo prima)
Ma torniamo indietro di ancora un giorno: INFLUENZA CONTEMPORANEA DEI GEMELLINI!! E via di antibiotico e macumbe per una pronta guarigione!

Ok, ora possiamo tornare ad oggi.

Ecco qui la cruda, stronza e pressante realtà! Per amor di cronaca e di calendario, parto a raccontare dalla mezzanotte, in quanto è stata una luuunga giornata…
Ore 3 del mattino, incredibilmente sto dormendo da già 4 ore di fila quando arriva Fede silenzioso come un ninja tradito solo dal fruscio della porta della sua camera che si apre: “mamma, posso venire un po’ nel lettone?”
Io, in stato semi catatonico “Fede, devi fare pipì?” (pertinenza a mille). “No mamma, lettone”
Sempre in stato semi catatonico, gli faccio spazio di fianco a me e ci mettiamo a cucchiaio. “Fede, 5 minuti poi torni nel tuo lettino”. “Ok”.

Ore 4.30 : uno dei nani – che in quel momento ho identificato come Valerio – inizia a frignare. Cerco di svegliare Davide, dato che la mia parte del letto era occupata da un Fede ronfante (alla faccia dei 5 minuti) e non riuscivo a scendere. Al quinto tentativo accompagnato da un calcetto nel popò, Davide si sveglia e ancora con gli occhi chiusi si dirige verso la cameretta. Dovevo immaginare che il mio comando “Mi raccomando, se è Valerio dagli un po’ d’acqua poi portalo qui” non era stato recepito proprio al 100%…
Perchè infatti, dopo qualche minuto, sento le urla in stereo (merda, si sono svegliati tutti e due) che si avvicinano e vedo arrivare Davide che, con entrambi i bambini in braccio, me li catapulta tutti e due addosso ignorando completamente i miei “No No, ma no!!”. Poi beatamente si rimette al suo posto nel lettone lasciandomi con Fede a sinistra, Valerio a farmi lo shampoo a destra (purtroppo si consola mettendo le mani nei capelli della gente) e Simone rantolante sul petto. Diciamo che non ero proprio comoda, ecco. E alla mia richiesta, diciamo supplica disperata, di prendermene uno, mi è stato risposto con una cosa tipo “Me li hai chiesti tu e mo te li tieni”.
L’unica mia speranza era Federico, che però non riuscivo a svegliare perchè avevo entrambe le mani occupate per tenere Simone e Valerio e a voce col cacchio che rispondeva…dopo mezz’ora di tentativi di addormentamento collettivo, dove l’unico che si è addormentato è stato il mio braccio, a suon di bestemmie sono riuscita a far alzare Davide che ha accompagnato Federico in camera sua…e poi ha deciso di andare a dormire sul divano perchè era stanco (sempre per amor di cronaca, la sera prima ha deciso di guardarsi un po’ la tele prima e pulire la cucina dopo e quindi è arrivato a letto all’una…uomini…). E quindi io di nuovo con Simone rantolante da una parte e Valerio shampizzante dall’altra. Dopo un’altra mezz’ora siamo riusciti a trovare una quadra e a dormire un pochettino tutti e tre insieme uno sopra l’altro…poi alle 6.25 si è svegliato definitivamente Valerio urlante ed è iniziata brutalmente la giornata vera e propria. Le urla ci hanno accompagnati fino alle 8.15: chi non riusciva a capire se era sveglio e voleva mangiare oppure aveva ancora sonno e voleva dormire (Valerio) ma nel dubbio mi stava attaccato come una cozza; chi non riusciva a capire se aveva una fame della madonna o se non ne voleva sapere di fare colazione (Simone) ma nel dubbio mi stava attaccato come una cozza; chi è stato portato giù alle 7 con la forza perchè aveva sonno e voleva continuare a dormire (Federico) ma nel dubbio mi stava attaccato come una cozza; chi ne aveva piene le palle di sentire urlare e per comunicare con me doveva urlare più forte (papà Davide) e infine chi era in mezzo ai vari soggetti dubbiosi e nel cercare di impedire che si azzannassero si è beccata un biberon pieno d’acqua sul naso.

Quando finalmente, dopo aver accompagnato tutti i nani a scuola, le mie orecchie hanno avuto un po’ di requie, si è svegliato lo stomaco: già, perchè tutti avevano fatto colazione a turno, mentre io ero sempre impegnata con qualcuno in braccio da calmare o cambiare o con me stessa da vestire. Per cui, vaffambagno, mi sono fermata a prendere un muffin nel mio locale preferito – anzi due perchè magari lo voleva anche Davide. Alla fine non l’ha voluto e nel bel mezzo dell’ingordigia l’ho mangiato io…errore. Grandissimo errore.
A meno di mezz’ora dall’ingresso alla spa e con la prospettiva di dover affrontare un menu degustazione a pranzo, devo dire che non è stata proprio una genialata spararmi due muffin di pasticceria alle nove del mattino…
Ma andiamo avanti, il pensiero della mattinata di relax mi dava coraggio e spavaldaggine!

Arriviamo al centro benessere con una ventina di minuti di ritardo causa lavatrice dell’ultimo minuto per lavare i pigiami cacati…ma chissene, abbiamo cmq due ore di relax!
Già, relax…relax ridotto ai minimi termini: metà delle cabine di sauna, bagno turco e similari erano chiuse perchè erano state spostate in casette situate in giardino…che col cacchio che avrei usato dopo essere appena uscita dalla polmonite! All’interno rimaneva solo la piscina con un micro idromassaggio in fondo, il percorso kneipp (che di rilassante ha solo la e e la i), una microcabina per la sauna alla lavanda e qualche sdraio per rilassarsi bevendo una tisana.
E va beh, facciamoci sto bagno in piscina, sta microsauna e poi passiamo un’ora allo svacco totale sulla brandina!
Devo dire che in effetti mi sono un pochino riposata…diciamo che avrei preferito ascoltare una playlist di suoni della natura piuttosto che di canzoni natalizie, ma va beh…per la maggior parte c’era il rumore dell’idromassaggio che copriva!

Arriviamo dunque al pranzo alle 13, come da programma. Bohemian Rhapsody era invece prenotata per lo spettacolo delle 15 (ovvero 15.20 pubblicità compresa). Tempistica perfetta, no? NO??

Alle 14.20 non eravamo neanche al primo.
Forse non avevamo capito che era un banchetto e non un pranzo…inizia a salirmi l’ansia, non voglio perdermi nemmeno un secondo del film che ho atteso così a lungo…sollecitiamo più volte e alla fine riusciamo ad arrivare al dolce alle 14.40. Dolce che avrebbe dovuto essere un succulento panettone accompagnato da crema al mascarpone all’arancia che avevo già iniziato a gustare dal tavolo dei vicini e che non vedevo l’ora di assaggiare anche se stavo scoppiando…e che invece hanno cambiato con una montagna – letteralmente parlando – di panna con qualche pezzo di meringata all’interno e una colata lavica di crema di cioccolato sopra.
Per fare più veloce.
Perchè è risaputo che ci vuole un sacco di tempo a tagliare due fettine di panettone…
Incazzatura a mille e stomacata in 30 secondi.
Perchè non l’abbiamo mandata indietro, vi chiederete voi? Perchè era imbarazzantemente tardi!!!
Usciamo dal ristorante alle 14.50. Incredibilmente arriviamo al cinema alle 15.15 e facciamo pure in tempo a fare la pipì e a prendere da bere! Ciondolanti dal troppo cibo, ci sediamo finalmente ai nostri posti. Evviva!!! Ce l’abbiamo fatta!!

Davvero? Sicuri?

No perchè non appena iniziano a suonare la sigla della 20th century fox a suon di chitarra elettrica (tra l’altro con un bel po’ di ritardo rispetto alle precedentemente dichiarate 15.20) iniziano a venirmi di quei crampi alla pancia da piegarsi in due…maledetta meringata!! Ci manca solo che debba passare la prima mezz’ora del film (se va bene) sul cesso…
Fortunatamente i crampi rimangono tali e io posso soffrire in silenzio sulla mia poltrona a suon di Queen, decisamente un bell’anestetico! 😉

Attenzione però: c’è qualcosa che non va. Sono le 16.45 ed è iniziato l’intervallo, la storia è chiaramente a poco più di metà. Ma io avevo calcolato che il film sarebbe finito alle 17/17.15, così da poter andare a prendere Federico alla lezione di musica come promesso. Cacchio. Ascolto poi il messaggio di aggiornamento dei nani del nonno: Simone apatico tutto il giorno e con febbricciola sui 37/37,5. E noi lì svaccati a guardare un film epico. Neanche troppo subdolamente, il pensiero di essere una mammammerda inizia a fare capolino…
…e anche un po’ d’ansietta: come cacchio avrebbe fatto a finire il film per le 17.15? Avrebbe fatto schifo il finale? Oppure avevo sbagliato io a calcolare i tempi? (tipico) Quando alle 17.20 era chiaro che ne mancasse ancora un bel po’, mi è arrivata un’epifania come un fulmine a ciel sereno: l’immagine della durata del film! Quello che io avevo codificato come 1he45min, erano invece 145 minuti!! Mi prende subito un misto di panico, incazzatura, delusione, rassegnazione e tristezza…e tutto solamente perchè non sarei riuscita a mantenere una semplicissima promessa che ho fatto a Federico: “Ti vengo a prendere io”. Odio non riuscire a mantenere la parola data, soprattutto quando si tratta dei miei figli…ma ormai che ci potevo fare? Per fortuna che ci sono i nonni, una ricchezza che non si può equiparare nemmeno con tutto l’oro del mondo!
Con l’agitazione che cresce perchè è sempre più tardi, il film finisce tra gli applausi – non i miei, non applaudo mai: che senso ha se i diretti interessati non possono sentirli?
Con mio immenso stupore faccio una cosa che non faccio mai: mi alzo e me ne vado trascinando via mio marito!! Non è che di solito sto a dormire al cinema, intendiamoci, però è nostra consuetudine stare dentro fino alla fine dei titoli di coda in attesa di eventuali scenette aggiuntive…che in questo caso ce n’erano a iosa, ma l’apprensione per andare a recuperare i nani in tempo per la cena era più forte!
E via, di nuovo di corsa, a imprecare nel traffico perchè sempre troppo intenso quando uno non ha tempo, soprattutto quando vieni a sapere che Simone si è cacato fino alle ascelle e dai nonni non c’era il cambio…sempre santi nonni che si sono saputi arrabattare in qualche modo e ci hanno recapitato a casa i bambini con un preavviso di 10 minuti.

Finalmente a casa, dopo una giornata leggermente “Under Pressure” (da qui il titolo dell’articolo) invece che “Bohemian”, una piccola grande gioia: vedere i bambini correrci incontro col sorriso stampato e riempirci di abbracci e baci (e shampi), e scoprire che tutte le fisime e le paturnie erano tali solo nella mia testa (come al solito d’altra parte). E che farli mangiare tre quarti d’ora in ritardo non ha inficiato nè sulla loro crescita nè sulla loro stabilità mentale. Tanto alla fine, per ogni cambiamento che può occorrere in una giornata, abbiamo sempre una costante fissa che ci tiene sul pezzo: le urla di qualcuno (generalmente Simone) a ciclo continuo! 😛

La giornata volge così al termine, un po’ come era iniziata, tra urla e sbraiti, ma con qualche sorriso in più e tanta voglia di scrivere…
Scrivere di come questa giornata aspettata da tanto tempo e progettata fin nei minimi dettagli sia andata così piacevolmente di merda. Sì, perchè alla fine è stato comunque rigenerante passare del tempo – un’avventura – così con mio marito, come non ci capitava da tanto tempo! Chiacchierare del più e del meno senza intervallarci con un “VALERIO SCENDI!” o “FEDERICO NON PESTARE TUO FRATELLO!” o “SIMONE SMETTILA DI URLARE!”. Tornare nel posto dove abbiamo passato la prima vigilia di Natale insieme nel lontanissimo 2002 e ricordare principalmente la mia capigliatura – di cui vi regalo una foto così digerita la polenta uncia dell’altro ieri:

Capire che anche se passi ogni minuto di ogni giorno a voler passare del tempo da sola – taaaaanto tempo da sola – dopo un po’ non puoi fare a meno di pensare ai tuoi piciuletti, che ti stressano l’anima h24 ma che te la arricchiscono come nessun’altra cosa potrà mai fare, che con un solo sguardo ti fanno sentire contemporaneamente bella, amata e apprezzata solamente per essere te stessa – la loro MAMMA! Hanno il potere di staccarti la pelle dalle ossa, ma poi dimostrano tutta la loro riconoscenza con un bacio smisurato anche quando gli dici che saresti andata a prenderli ma poi fai andare il nonno perchè hai calcolato male la durata del film…

Ah giusto, il film.
Secondo voi mi è piaciuto?
Beh, ovvio che sì.

Ma.

Probabilmente scatenerò l’ira di molti…ma c’è un ma.
Film bello perchè la storia è bella, perchè i Queen sono superlativi, perchè Freddie Mercury è stato una leggenda…ma, alla fine, nulla di che.
Per una volta mi trovo d’accordo con una critica che ho letto qualche giorno fa (e mentre la leggevo mi chiedevo che problema avessero i critici, sempre a criticare anche quello che a mio parere non avrebbe potuto essere criticabile). Invece mi ci sono ritrovata quasi in toto: lento, a volte mal legato, tenuto insieme dalle musiche che conoscono anche i sassi e che tutta la sala cantava e da una trama avvincente nonchè triste (ma questo lo sapevamo già). Recitazione buona ma non esagerata, nonostante la somiglianza sbalorditiva degli attori con i personaggi reali.
Ho condiviso anche la nota sull’apparizione di Mike Myers, che tra l’altro impersonava un personaggio mai esistito: del tutto inutile e, a mio parere, un piccolo tentativo di ricordare il suo vecchio film “Fusi di Testa” – spero per scherzo più che per pubblicità, quando con una frase rimanda palesemente a questa scena:

Cosa mi è piaciuto quindi?
L’aver scoperto delle dinamiche di cui non ero a conoscenza, scoprire la creazione dei pezzi più famosi del mondo, la motivazione, la determinazione, l’umanizzazione di quei personaggi così solitamente inarrivabili. La fragilità nascosta di una persona che trasudava sicurezza di sè da tutti i pori, il lunghissimo conflitto interiore probabilmente instillato da una società e da una cultura bigotte e mentalmente chiuse. L’amarezza del ricordo della perdita di un genio sfigato all’ennesima potenza…
Credevo di far fuori un paio di pacchetti di fazzoletti come minimo, invece mi si sono inumiditi gli occhi giusto un paio di volte…sentire “Love of my life” cantata all’unisono da migliaia di persone mi emoziona sempre, anche quando la sento alla radio. Probabilmente è stata tutta colpa di quella c@xxo di pressa che avevo addosso…
L’aneddoto più bello? Quello sul bacetto dal palco del Live Aid alla mamma…spero proprio che sia vero perchè è stato di una dolcezza disarmante, quello che ti fa pensare “Spero che mio figlio diventi così da grande”.

Quindi sì, mi è piaciuto e non vedo l’ora di rivederlo in lingua originale, con calma, sul divano, senza pensieri e coi fazzoletti alla mano. Perchè a mente lucida e senza crampi alla pancia ne avrei fatti fuori 4 di pacchetti!

Avrei voluto concludere quest’articolo ieri sera, ma per fortuna Simone mi ha tenuta sveglia praticamente tutta la notte dandomi la possibilità di finirlo oggi, dopo un’altra giornata passata all’insegna di urla, sbraiti, capricci e shampi. Di altre aspettative troppo alte rispetto alla realtà: voler pretendere di riuscire a fare l’albero di Natale tutti insieme senza che nessuno tentasse di mangiarsi le palline o di usarle per scopi impropri o di distruggerle nel goffo tentativo di spostarle costantemente da un ramo all’altro. Cercare di cucinare un risotto con due scimmiette urlatrici attaccate una per gamba per cercare di arrampicarsi ed arrivare in braccio. Tentare di mettere Simone e Valerio nel passeggino senza spezzargli un braccio per tenerli fermi e senza far sembrare che li stessimo sgozzando. Arrivare a sera e riuscire ad andare a letto prima delle 23, senza nessun nano addosso e possibilmente col pigiama e non ancora vestita di tutto punto.
Per fortuna, perchè così ho avuto la possibilità di scorrere le foto del cellulare, come faccio ogni sera, e scoprire che alla fine, anche se non abbiamo messo ancora nessun regalo sotto l’albero, ho già tutto quello che mi serve.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *