Ode alle Mamme

Ma oggi non è San Valentino? Sì, embè?
Ogni tanto va fatto, ogni tanto è giusto ricordare al mondo, e soprattutto a noi stesse, chi siamo e cosa stiamo facendo.

Specie in una giornata iniziata di… diciamo non proprio nel migliore dei modi, ecco. Con meno di 4 ore di sonno non consecutive all’attivo, e tuo figlio “grande” che si sveglia alle 5.30 del mattino tra urla isteriche chiamando “MAMMAAAAAAAAA” a squarcia gola e quando arrivi ti dice ” TU VIAAAAAAA” e tu gli elenchi tutti i locali della casa in cui ti proponi di andare e lui risponde di no a tutti e quindi ricominci da capo fino quando alle 6.30 del mattino dai forfait e chiami il papà per portarlo a fare colazione mentre tu tenti di dormire ancora un po’ (dato che avevo toccato il letto alle 3.30), ma dopo 10 minuti si sveglia Simone e tanti saluti.
Specie nella giornata di San Valentino, che realizzi essere tale solamente quando leggi il messaggio di auguri alle Valentine su whatsapp, mentre prima dei figli ti preparavi per l’evento mesi prima.

Specie quando la giornata già partita male continua peggio: sull’onda dell’entusiasmo perchè dopo mezz’ora di peregrinaggio per far addormentare i nani malefici in cortile conciata così…

…riesci a farti una doccia semi decente e ad uscire di casa prima di mezzogiorno (11.20 per l’esattezza), ma poi, nell’ordine, fai la guerra di secessione per portare a casa Federico dal nido, la guerra del Vietnam per cercare di far mangiare la pappa prima e la frutta poi a Simone (cedendo drasticamente al latte dopo averlo fatto digiunare per quasi 8 ore di fila), la seconda guerra mondiale per tornare a casa con Federico che urla isterico in macchina per tutto il viaggio perchè vuole stare dai nonni, non vuole nè la mamma nè il papà e Simone deve andare via (dove? dai nonni), la terza guerra mondiale una volta a casa per cercare di far smettere di piangere tutti quanti e cercare di preparare la cena ad un orario decente dopo aver scoperto che tuo marito tornerà a casa un’ora dopo quello che aveva preventivato.
E quando varca la porta di casa ti trova in stato semi catatonico, coi gemelli che urlano nelle sdraiette, Federico che si fa finalmente i grandi affari suoi dopo aver implorato di essere preso in braccio ogni 20 secondi, essersi buttato a terra X volte ogni 40 secondi, urlato senza motivo apparente a ciclo continuo, lanciato in giro tutti i pennarelli e non ricordo quali altri giochi ignorando completamente tutti i tuoi rimproveri, buttato a terra il cibo scartato fregandosene altamente delle punizioni e degli schiaffetti sulle mani all’ennesimo lancio.

Ecco, in quel preciso istante in cui si è aperta la porta ho fatto CRAC. Che non è un modo carino per dire che mi sono rotta le palle, è che ho fatto proprio CRAC, se foste stati qui avreste sentito il rumore di me che andavo in frantumi.

Perchè finalmente mi sono sentita libera di crollare, perchè finalmente mi sono data il permesso di cedere. Ed è venuto fuori tutto come un fiume in piena. Tutti i fallimenti della giornata, della settimana, del mese, dell’anno. Tutte le battaglie perse, tutte le sconfitte, tutti i risentimenti, i rancori, i pensieri negativi…tutto, tutto, tutto, e con due mesi di notti in bianco sulle spalle è stato un monologo molto produttivo. E davanti a me ho trovato una persona che mi ha ascoltata e mi ha detto “hai ragione, sfogati pure, ti aiuto io”. “Mi dispiace”.

Credo di non averlo mai amato così tanto come in quel momento.
Piano piano, l’umore nero ha iniziato a passare, lasciando il posto ad un sentimento sempre più forte di amore e riconoscenza.
E, sempre piano piano, ho cominciato a pensare che anche forse non sono stata io che non sono stata in grado di far mangiare Simone, ma che forse era lui che era in una giornata particolarmente no. Ha 5 mesi e mezzo, è comprensibile. Che forse non sono inadeguata con Federico perchè non posso prenderlo in braccio, ma perchè ho un’ernia di m€rd@ che mi limita i movimenti, e che lui non urla tutto il tempo perchè sono una cattiva madre ma perchè sta passando una fase difficile dopo l’arrivo dei suoi fratelli e sta cercando di elaborare il tutto. Che il tavolo era un casino ma che il tempo che avrei impiegato a metterlo a posto l’ho usato per cucinare la cena. Che non sono riuscita ad andare a comprare un buon prosecco per accompagnare il branzino e per brindare a noi, ma che avevo messo in frigo lo Champagne che il capo mi aveva regalato per Natale.
E così, una volta calmati i gemelli e messi nelle sdraiette, io, Davide e Federico ci siamo scofanati un bel branzino al forno, e chissenefrega che erano le otto e di solito si cena alle sette. E mentre Federico mangiava la frutta ho fatto il tagliando a Simone e Valerio, e mentre Davide faceva il bagno a Federico gli ho dato il latte e messi a nanna, giusto in tempo per stare un po’ con Fede mentre beveva la sua tazzina di latte serale e godermi un abbraccio stratosferico da parte sua che mi ha ripagata di tutti i piagnistei della giornata. E con un finale di giornata così, non puoi che sentirti Wonder Woman – sì beh, forse è anche un po’ merito dello Champagne… 🙂

E quindi sì, ricordiamoci una volta ogni tanto chi siamo e cosa stiamo facendo.
Siamo esseri che possono sopportare livelli di dolore altissimi – e non mi riferisco solo a quelli del parto. Abbiamo la capacità di passare infinite notti insonni tra belve urlanti (o semplicemente sveglie) senza perdere la sanità mentale. Le nostre orecchie riescono a tollerare frequenze e decibel che neanche ad un concerto dei Motley Crue. Tutti ci dicono quello che dobbiamo e non dobbiamo fare coi nostri figli, ma non perdiamo (quasi) mai il sorriso. Quando torniamo al lavoro spesso veniamo declassate o messe in un angolino e dobbiamo ricominciare il nostro percorso da capo e non da dove avevamo lasciato, ma non ci scoraggiamo, abbassiamo la testa e ci mettiamo in moto per raggiungere i nostri obiettivi. In molti casi dobbiamo tornare al lavoro troppo presto, facendo i salti mortali per dare il meglio ai nostri figli (perchè 3 mesi di maternità obbligatoria sono una barzelletta, diciamolo, anche se non si allatta al seno).
Abbiamo la capacità di guarire ferite con un abbraccio o con un bacino. Possiamo sopportare urla, sbraiti e pianti arrivando ad un certo punto anche a canticchiarci sopra un motivetto. Riusciamo a dare attenzioni ai figli, al marito, agli animali domestici se presenti, a cucinare, pulire, buttare la spazzatura, lavare, riordinare, giocare, a volte leggere e prenderci cura anche di noi stesse. Riusciamo a tollerare il totale sconvolgimento della nostra vita e del nostro corpo, che viene sfigurato e deturpato e che non sempre torna com’era prima. Ci dicono che perdiamo la memoria, ma nessuno meglio di noi è in grado di ricordare tutto quello che dobbiamo ricordare noi (vi chiedete cosa? pochi esempi: i nomi dei migliori amici dei tuoi figli, i giorni e gli orari delle varie attività scolastiche ed extrascolastiche, i giochi preferiti, i piatti preferiti, che la macchina nuova è diesel e non più benzina – e questo porta via già il 70% della ram, dove nascondono i giochi, dove sono tutti i millecinquecento accessori della cucina, dall’aceto agli stuzzicadenti, la posologia di N farmaci e integratori, i programmi della lavatrice, del forno, del microonde…mi fermo qui perchè non mi ricordo più che altro dovevo scrivere :-P).

Forza mamme, siamo degli esseri unici e straordinari, e se ogni tanto ci sentiamo inadeguate e sentiamo che stiamo per crollare…crolliamo. Parliamo. Condividiamo. Diventiamo isteriche per qualche minuto. Piangiamo a dirotto, singhiozziamo e sfoghiamoci.
Qualche saggio psicologo disse che il chiedere aiuto non è un segno di debolezza, che il riconoscere i propri limiti e tendere la mano non ci rende meno forti, ma tutto il contrario. Sono le persone forti che riconoscono fin dove possono arrivare e chiedono l’appoggio ad altri per superare le difficoltà e i propri limiti.

Una volta messe in evidenza tutte le negatività, potrete concentrarvi su tutte le cose positive che vi capitano durante la giornata che spesso vengono ignorate.

Ora mi godo la mia tisana della sera e vado a nanna, sperando di riuscire a dormire almeno 4 ore di fila…

Beh, alla fine l’ho celebrato un po’ il San Valentino, no?

😉

 

 

3 comments

  1. Articolo bellissimo e molto realistico sull’essere mamma , etc. Quando pensi a tutte le cose che fai e devi o dovresti fare tu piglia un po’ di sconforto, e se “qualcuno” ci ricama sopra…. ancora di più! Ma siamo ” un aspetto squadra fortissimi”, quindi avanti tutta!

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